Il festival di Sant’Arte

Il festival di Sant’Arte

La prima edizione del festival di Sant’Arte entra nel vivo nell’anno del cinquantesimo anniversario del muralismo in Sardegna, a San Sperate. Era il 1968, le proteste giovanili animavano l’Europa. Pinuccio Sciola, al ritorno da Parigi, dopo aver trascorso un anno in Spagna, incominciò a dare il bianco sui muri del suo paese, con l’aiuto di amici e concittadini. Quei muri, che avevano assorbito tutta la storia di un villaggio agricolo, anonimo, immobile per decenni, rappresentavano il supporto ideale per raccontare una nuova storia. I cosiddetti “Anni della calce” segnarono l’inizio della rivoluzione culturale, che trasformò San Sperate in un centro d’interesse per artisti e intellettuali. Fu un’operazione sociale, economica, politica tale, che questo singolare esperimento identitario ebbe risonanza in tutta Italia e all’estero. Dal 1970 la pratica muralista si diffuse in Sardegna, e nel 1976 Pinuccio Sciola con l’intero Paese Museo, fu invitato a partecipare alla biennale di Venezia, nella sezione “Ambiente come sociale“. L’ambiente, inteso come “ciò che circonda, ciò che sta intorno”, è il nostro presente. La storia, intesa come “sistema azione-tempo”, offre gli strumenti per intravedere il nostro futuro. La prima edizione del Festival di Sant’Arte è dedicata al fondamento stesso dell’arte visiva contemporanea, il suo essere pensiero, narrazione. L’arte aiuta a dare un significato a ciò che viviamo, al mondo esterno ed interno. L’artista ci mette in condizione di capire chi stiamo diventando, attraverso un processo di riappropriazione della storia. La prima edizione del festival di Sant’Arte seguirà un percorso narrativo e continuerà con appuntamenti mensili fino a dicembre. Ogni progetto-performance caratterizzerà un capitolo del racconto, di quella storia- eredità che ci ha lasciato Pinuccio Sciola. Ancora una volta, così come per il Preludio di Sant’Arte, l’importante è “il farsi”, l’accadere, il segno che resta quando il concetto diventa azione. Attraverso progetti site-specific, gli ospiti invitati, tra artisti e intellettuali, elaboreranno un personale lavoro di scrittura e d’interpretazione sociale, coinvolgendo la comunità in momenti di vita sociale collettiva. L’intento è di praticare azioni concrete che costruiscano la nuova storia del paese-museo. Il coinvolgimento degli abitanti e di tutto il pubblico sarà ancora una volta di tipo partecipativo, favorendo il libero dialogo tra questi e gli artisti. Il racconto darà vita a un pluralismo di voci nelle quali ognuno può riconoscersi, riflettere, ricordare, e decidere di agire.

Related

Rimani sempre aggiornato sugli eventi della Fondazione