È online la quinta edizione del Rapporto “La Sardegna: lo stato delle cose fra percepito e ossatura reale”, realizzato dall’Istituto Ixè con il sostegno della Fondazione di Sardegna. Lo studio mette a confronto le percezioni dei cittadini con i dati reali, restituendo una fotografia delle trasformazioni economiche, sociali, sanitarie e politiche dell’isola.
“Il Rapporto Ixè rappresenta uno strumento utile per leggere la Sardegna di oggi. I dati mostrano che esiste ancora uno scarto tra immaginario collettivo e situazione reale e analizzare come i cittadini sentono e interpretano il presente dell’isola, confrontandolo con gli indicatori reali, permette di indirizzare le politiche pubbliche e le azioni comuni verso obiettivi concreti e risultati efficaci – ha dichiarato il Presidente della Fondazione di Sardegna, Giacomo Spissu –. Se da un lato resiste un immaginario di sviluppo fondato sulle risorse naturali, dall’altro emergono settori come industria, servizi, cultura e digitale che i cittadini iniziano a riconoscere come leve di crescita. Il radicamento identitario resta forte, ma i dati sui giovani pongono con urgenza la necessità di più formazione, lavoro qualificato e mobilità sociale. Sulla sanità, la centralità del principio universalistico rimane un punto fermo e i segnali di recupero di fiducia del 2025 indicano una direzione di marcia da consolidare. Il miglioramento della fiducia verso le istituzioni regionali è un credito che impegna tutti a risultati concreti”.
Dal capitolo sulla qualità della vita emerge un quadro sostanzialmente stabile: la valutazione dell’ambiente e della vivibilità resta positiva, mentre peggiora il giudizio sui servizi e sulle prospettive, soprattutto per i giovani.
Sul piano economico permane la fiducia verso turismo, agricoltura e pesca, percepiti come settori trainanti ma dal peso limitato sull’economia complessiva. Parallelamente cresce l’attenzione verso industria, servizi, cultura, digitale e ricerca, comparti che i cittadini iniziano a riconoscere come aree di sviluppo strategico.
Per quanto riguarda l’immigrazione, i sardi si distinguono per un atteggiamento meno conflittuale rispetto alla media nazionale e per una maggiore disponibilità a considerare i flussi come risorsa, se gestiti in modo ordinato e inclusivo.
Nell’area identità geografica e sociale emerge un forte radicamento regionale, ma anche un dato critico: solo un giovane su tre ritiene che l’isola possa offrire un futuro adeguato, con il rischio di emigrazione e perdita di energie vitali.
Il doppio focus su sanità (2024 e 2025) conferma la centralità del principio universalistico con la predilezione, quando possibile, dei servizi del sistema sanitario nazionale e segnala, nell’ultimo anno, un primo recupero di fiducia dei cittadini grazie alle misure avviate.
Il quadro politico mostra una crescita della fiducia verso le istituzioni regionali, passata dal 19% al 30%: un investimento di fiducia da parte dei cittadini che rappresenta un credito da confermare con azioni concrete e verificabili.
Infine, nel capitolo dedicato alla geopolitica, la Sardegna si colloca in linea con la sensibilità nazionale: prevale un orientamento pacifista, si conferma la fiducia nell’Unione Europea e cresce l’attenzione ai conflitti che coinvolgono il Mediterraneo.