Si è svolto a Sassari, nella sede della Fondazione di Sardegna, il convegno “L’economia dei dazi: canali di trasmissione e conseguenze”, promosso dalla Fondazione e dal Crenos (Centro Ricerche Economiche Nord Sud) delle Università di Sassari e di Cagliari. Il confronto, moderato dall’economista dell’Università di Sassari, Luca Deidda, ha visto la partecipazione di studiosi e operatori economici per riflettere sull’evoluzione della politica commerciale internazionale, le dinamiche protezionistiche e il loro impatto sulle economie globali e locali.
Introducendo i lavori, il Presidente della Fondazione di Sardegna, Giacomo Spissu, ha richiamato l’importanza di mantenere uno sguardo informato e consapevole sulle trasformazioni in atto: “Il ritorno dei dazi come strumento di politica economica impone scelte che non riguardano solo le relazioni internazionali, ma hanno un impatto diretto sulle economie locali, sulle filiere produttive e sull’accesso ai mercati. In un contesto segnato da instabilità e trasformazioni profonde, la sfida è riuscire a interpretare gli scenari globali e individuare le modalità più efficaci per tutelare il lavoro e sostenere l’autonomia produttiva dei territori. La politica dei dazi attuata nelle ultime settimane dal Presidente Trump ha profondamente alterato gli equilibri economici mondiali, generando incertezza nei mercati e nei rapporti tra Stati. Tuttavia, anche le crisi possono offrire un’occasione. Per l’Europa questa fase potrebbe rappresentare uno stimolo a rafforzare la propria coesione interna e a investire con decisione in settori strategici condivisi, come la difesa e la tecnologia”.
Il dibattito è stato aperto dall’intervento di Sylvain Leduc, Vicepresidente esecutivo della Federal Reserve Bank di San Francisco, che ha fornito una panoramica dei principali cambiamenti intervenuti negli ultimi anni nelle politiche commerciali: “Dopo decenni di progressiva liberalizzazione, stiamo assistendo a un cambio di paradigma: i dazi non sono più uno strumento marginale, ma tornano al centro delle strategie economiche e geopolitiche di molte potenze globali. E questo vale anche per l’Europa, che oggi si interroga su come difendere le proprie industrie senza rinunciare al principio di apertura dei mercati”. Leduc ha evidenziato come la tendenza attuale sia quella di un protezionismo selettivo, che mira a preservare settori strategici e ridurre le dipendenze da fornitori esterni.
Mauro Maschio, Direttore generale del Banco di Sardegna, ha portato il punto di vista del sistema bancario, evidenziando la necessità di affiancare le imprese in un contesto di crescente incertezza. “Viviamo un periodo di transizione che richiede flessibilità, ma anche attenzione alle ricadute strutturali. Il sistema finanziario ha un ruolo centrale nel sostenere le imprese, che operano in mercati sempre più volatili, segnati da regole in continua evoluzione.
La recente stagione dei dazi – ha aggiunto – ha mostrato quanto sia delicato l’equilibrio tra politica economica e impatti reali. Per questo è fondamentale evitare che i costi delle trasformazioni ricadano interamente sull’economia produttiva. Le banche devono accompagnare il cambiamento, garantendo fiducia, strumenti adeguati e vicinanza ai territori”.
Nel suo intervento, l’economista dell’Università di Cagliari Anna Pinna, ha richiamato l’attenzione sulla crescente complessità del commercio internazionale, dove strumenti economici, norme ambientali e diritti sociali si intrecciano sempre più spesso con logiche strategiche e politiche.
“L’Unione Europea ha introdotto strumenti normativi che vincolano le importazioni al rispetto di standard ambientali, dei diritti del lavoro e della sostenibilità sociale. Questo approccio genera opportunità, ma comporta anche rischi di discriminazione e ritorsioni. Per anni i dazi sono rimasti pressoché invariati e l’aumento recente ha messo in luce la scarsità di evidenze empiriche consolidate. Proprio per questo, è fondamentale rafforzare le basi teoriche e disporre di dati aggiornati, per valutare in modo più rigoroso l’efficacia delle misure adottate”.
A chiudere il convegno è stato l’intervento di Luca Saba, Direttore di Coldiretti Sardegna, che ha riportato l’attenzione sulle ricadute dirette dei dazi sull’agricoltura e sull’alimentazione. “I dazi possono essere uno strumento di difesa quando servono a proteggere produzioni che rispettano standard elevati e garantiscono qualità. Ma vanno usati con attenzione. In Sardegna, il settore agroalimentare è spesso penalizzato da dinamiche internazionali che non tengono conto delle specificità locali. Serve una politica commerciale europea che valorizzi le filiere territoriali e ne promuova l’eccellenza”.