La seconda giornata di Connessioni Future 2025, il festival promosso dalla Fondazione di Sardegna, è stata dedicata ai temi dell’educazione, della cultura e dei nuovi linguaggi della creatività.
Nelle conclusioni, il Presidente Giacomo Spissu ha richiamato il senso complessivo della giornata, sottolineando come le connessioni non siano soltanto scambi, ma responsabilità condivise: "ogni relazione culturale nasce dal modo in cui guardiamo il mondo e dal modo in cui scegliamo di abitarlo". Spissu ha evidenziato che le riflessioni emerse – dall’educazione alla tecnologia, dalle pratiche artistiche alla ricerca – indicano una direzione chiara: "creare contesti capaci di generare significato, non solo innovazione".
A introdurre i lavori della giornata era stato il Direttore Generale della Fondazione di Sardegna, Carlo Mannoni, che ha rimarcato il valore del festival: "Connessioni Future non nasce per raccontare soltanto la tecnologia, ma per esplorare le idee e le pratiche che rendono la Sardegna un luogo in cui cultura e innovazione dialogano". Mannoni ha ricordato che l’investimento sull’educazione rappresenta oggi uno dei pilastri dell’azione della Fondazione, accanto ai programmi dedicati alla cultura e ai progetti di innovazione artistica.
La mattinata è stata dedicata alle scuole, con i workshop rivolti alle studentesse e agli studenti delle superiori e gli interventi di Rossella Porcheddu, Eugenia Ferrara (Fondazione Golinelli) e Marina Cei (Istituto comprensivo G.M. Gisellu di Dorgali). Porcheddu ha ricordato che la Fondazione "lavora per garantire pari opportunità di apprendimento, soprattutto nei territori più fragili", spiegando come i bandi Tech Education e Scuola Bene Comune agiscano su due fronti complementari: competenze digitali e imprenditoriali da un lato, rafforzamento delle comunità educanti dall’altro.
Ferrara ha illustrato l’esperienza della Fondazione Golinelli in Sardegna, evidenziando il valore della didattica laboratoriale e della multidisciplinarità, "un modo per liberare talenti e sostenere il pensiero critico".
Cei ha messo in luce il ruolo della scuola come spazio di inclusione: "offrire gratuitamente percorsi di teatro, fotografia, musica o scienza permette a tutti gli studenti di scoprire capacità spesso inespresse", ricordando che nel suo istituto il contrasto alla dispersione scolastica "ha prodotto risultati concreti grazie a interventi strutturati e continui".
A seguire, Davide Coero Borga ha proposto una retrospettiva sul futuro, raccontando come apprendimento, cooperazione e curiosità siano "le strategie che hanno permesso alla nostra specie di adattarsi e progredire" e come il dialogo tra discipline scientifiche e creative stia diventando sempre più centrale nel mondo contemporaneo.
Il momento centrale della sessione pomeridiana è stato l’intervento di Cristiana Collu, direttrice della Fondazione Querini Stampalia, che ha dedicato la sua relazione al rapporto tra visione, creazione e responsabilità culturale. Collu ha riflettuto sul vedere come gesto relazionale – "non soltanto percepire, ma comprendere il punto di vista dell’altro" – e sulla creazione come atto che "non delega all’algoritmo ciò che resta irriducibilmente umano: l’imprevisto, l’errore, la soggettività". Ha ricordato inoltre che connessione, legame e contaminazione non sono concetti astratti, ma forme concrete di relazione, "tre modi diversi di dire il contatto, tre responsabilità che riguardano la nostra presenza nel mondo". Collu ha richiamato il valore del rispetto e dell’attenzione come elementi che orientano lo sguardo e la costruzione di senso, sottolineando che l’arte resta uno spazio in cui si impara a vedere davvero. Un invito, ha concluso, a esercitare la curiosità e la disponibilità all’incontro come strumenti essenziali per abitare la contemporaneità.
In apertura del pomeriggio, Carlo Mannoni e Rossella Porcheddu hanno illustrato l’impianto dei bandi annuali della Fondazione di Sardegna. Mannoni ha evidenziato l’andamento crescente delle erogazioni previsto dal piano nei prossimi anni e la scelta di alternare strumenti ordinari e linee sperimentali di più ampio respiro. Una strategia che, ha spiegato, "consente di dare continuità al supporto verso il tessuto culturale regionale, garantendo al tempo stesso la possibilità di aprire nuove traiettorie progettuali".
Porcheddu ha ricostruito la logica delle linee annuali, che sostengono in modo stabile le attività dei soggetti culturali attraverso bandi strutturati per settori. Ha ricordato l’attenzione crescente alla professionalizzazione, alla qualità progettuale, alla costruzione di partenariati e all’innovazione culturale, "compresa la formazione attraverso workshop, residenze d’artista e masterclass, strumenti essenziali per la crescita dei pubblici e la coesione delle comunità".
La giornata è poi proseguita con tre interventi dedicati ai progetti promossi dalla Fondazione: ARS – Arte Condivisa, Artijanus/Artijanas e Artificio.
ARS – Arte Condivisa, presentato da Franco Carta e Alessandro Biggio, ha ripercorso dieci anni di lavoro che hanno trasformato la collezione della Fondazione in "un presidio culturale da condividere con la comunità". Carta ha ricordato la volontà di portare le opere fuori dagli uffici costruendo una rete di relazioni con istituzioni, curatori e artisti. Biggio ha sottolineato il valore delle produzioni editoriali, "strumenti che vanno oltre il semplice catalogo", e l’importanza di percorsi formativi come Photosolstice, che permettono ai giovani artisti di "arricchire la propria scatola degli attrezzi". Un progetto che unisce qualità curatoriale, formazione e relazioni durature.
Il progetto Artijanus/Artijanas, presentato da Barbara Argiolas e Barbara Cadeddu, valorizza l’artigianato sardo reinterpretandolo attraverso design e pratiche contemporanee. Argiolas ha spiegato la necessità di dare nuovo respiro ai saperi tradizionali, favorendo "competenze che permettono agli artigiani di stare nel presente senza perdere identità". Cadeddu ha evidenziato il ruolo delle residenze e delle collaborazioni come strumenti che rendono l’artigianato un ambito capace di innovazione, sostenendo la crescita delle imprese creative e promuovendo reti territoriali.
Artificio, illustrato da Graziano Di Paola e Andrea Concas, unisce creatività digitale, formazione e produzione culturale. Di Paola lo ha definito "uno spazio in cui competenze diverse si incontrano per generare nuovi contenuti", mentre Concas ha sottolineato il valore della sperimentazione sui linguaggi digitali e sulle tecnologie applicate all’arte. Artificio diventa così un ambiente che favorisce nuove professionalità e opportunità anche fuori dall’isola.
Nel dialogo introduttivo con Mannoni, il direttore dell’Accademia di Belle Arti di Sassari, Daniele Dore, ha ricordato il ruolo dell’istituzione nella formazione artistica: "coltivare talenti richiede un contesto fertile, capace di guidare la creatività senza imbrigliarla". Ha sottolineato l’importanza di consolidare il legame tra Accademia e territorio, valorizzando le collaborazioni con enti culturali e realtà produttive, e la necessità di offrire agli studenti esperienze che uniscano competenze tecniche e capacità progettuali "per prepararli a un ecosistema culturale in trasformazione".
La giornata si è conclusa con la performance musicale di Pierpaolo Vacca e DJ Cris, che ha accompagnato il pubblico al termine di una giornata dedicata a idee, visioni e progetti che mettono in relazione educazione, arte e innovazione.




